TRAINSPOTTING

di Irvine Welsh

Ma era davvero necessario celebrare la parola ” cazzo ” a ogni rigo? Del romanzo? In effetti a me romanzo non è parso, a dire il vero. Una serie di citazioni del cazzo, in bocca a chiunque, sempre, per dipingere ogni persona, motivare ogni azione, soprattutto per lamentarsi.

Una infinita sere di nefandezze, per ciascun gusto, per ciascun senso, per ogni sfaldata morale. Ecco. Una Gomorra incarcerata nell’universo delle droghe, una serie di articoli giornalistici che raccontano capricciosi e perversi episodi, i cui protagonisti sono vittime della necessità impellente dell’uso di droghe, di qualsiasi tipo di droga.

Certo, ottimo materiale per un film. Un applauso a Danny Boyle, anziché a Irvine Welsh, dunque. Una turbata serata al cinema, anziché una pantofolaia lettura casalinga.

Pensi,cara Irvine, che i lettori non sappiano che per procurarsi le sostanze i luridi tossici non sano disposti a tutto? Dovevi venire tu a spiegarlo a questi poveri ignoranti? O volevi rivolgerti ai pervertiti curiosi del mondo del peccato, così lontano dalla delicatezza dei valori medio-borghesi?

Se così volevi, beh, in effetti li avrai stimolati per bene, regalando loro momenti d ebbrezza sconosciuti, facendo loro scoprire la sporcizia del mondo a fianco, degli appartamentini degli sconosciuti, di quelli da cui provengono odori mai spruzzati.

Di quelli che fanno puzza, al rientro a casa; che hanno i vestiti laceri e sporchi, magari di merda o, più spesso, di vomito. Che brivido! Di coloro che non esitano a infilare il loro cazzo ancora sporco di tutta quella roba lì dentro a un fiorellino altrettanto sozzo, mentre i due amanti stanno recitando una parte sconosciuta, nell’ottavo cielo…

Non esiste l’ottavo celo? Appunto, quei due non frequentano cieli già solcati. Sono…altrove…

Sono in territorio di cacca alla identità perduta, o mai acquisita. Non hanno saputo nemmeno essere dei buoni nazionalisti, non hanno mai avuto veri legami affettivi, hanno derubato anche le loro madri, non parliamo nemmeno dei loro compagni e delle loro donne…

Li hai descritti brutti e sporchi, a più non posso.

Ma dimmi, Irvine: per poterne scrivere, per caso hai conosciuto personalmente quel deserto di porcherie? Hai infangato di merda anche il tuo cazzo? E magari sei tu quello, l’unico, che alla fine riesce a liberarsi da quei canti di sirena e a tornarsene, più quieto, nel monotono mondo della ordinarietà e della quotidianità insensata e vuota? Se è così, complimenti! So quanto sia difficile riuscirvi, ma so altrettanto che c’è chi ce la fa. Mi chiedi se anch’io ho camminato a piedi nudi in quelle latrine? No, io c entravo con le me belle scarpe nuove e con la leggerezza del dottorino di primo pelo, d quello che si faceva prendere per coglione dando loro il metadone, per meglio godere poi della roba. Un coglione che si è spesso chiesto quanto fosse stato d’aiuto per quelle merde che tu hai descritto così bene, cazzo!

E a pensarci bene, caro mio scrittore del cazzo, forse sei stato più d’aiuto tu che io, cazzo!