On the road

Sulla strada (1951)

J. Kerouac

Un romanzo che ti attacca alla pagina.
Una fuga continua, inesauribile, famelica, durante la quale va a farsi benedire il beat, lasciando tanto spazio alla lussuria. A una lussuria povera, poiché si realizza sempre senza mezzi, ma con quei pochi a disposizione sparati in un attimo, senza esitazione alcuna. È del tutto evidente: se non sento una identità, allora continuo a cercarla. E mi sento come un prisma, multifaccia: amo la libertà ma mi schiero a favore della guerra in Vietnam, io il profeta della beat generation! E in questa ricerca esplodono tutte le mie contraddizioni, ovvio, visto che non so chi sono, poiché chi son io val solamente se c’è un altro. Io non esiste.
È un viaggio fuori o è un viaggio dentro? E se fuori non sai dove ti porta la strada, forse è perché non lo sai neppur dentro. Forse ti stai cercando. Forse qualcosa non va! Da fervente cattolico scrivi di una sessualità non propriamente accettata nel tuo ambito religioso; descrivi situazioni familiari che dentro una canonica verrebbero sentenziate come peccaminose. Sembri persino irridere i sacramenti. Pensa: stai scrivendo e il calendario indica 1951, settanta anni fa. Sei stato tu il vate delle future comuni hippyes? O hai forgiato tu il brand dell’amore libero, addensato nell’aspic delle droghe leggere? Eppure tu appartieni a una di quelle famiglie borghesi delle quali sembri ripudiare ogni ideale. Ecco, infatti: sembra che tu corra da una parte all’altra dell’America per poi finire giù, fra i sombreri messicani. Cerchi una beata siesta? No, nemmeno lì. Lì ci sono troppi, e accattivanti, ginecei. Nemmeno lì c’è la quiete che cerchi, c’è solo un diverso conformismo. E allora riprendiamo il viaggio, cerchiamo ancora, vediamo quale altra sorpresa ci può regalare, nascosta dalle mangrovie, questa realtà con-formata. Saltiamo di là, fa niente se ci facciamo male; sarà l’ennesima ferita da curare, ma val bene la pena, se il rischio è la mediocrità delle convenzioni sociali. Ma c’è un’isola almeno parzialmente felice? Fin tanto che non la scoprirò, non potrò altro che restare on the road. Tanto la strada è fatta apposta per farci girare il mondo.

Gianfranco Cammarata