Lolita di Vladimir Nabokov

Formulare la domanda è semplice, fornire una risposta quasi una sciarada:

si possono dare dei limiti all’espressione artistica?

Correndo lungo le righe di Lolita il tarlo rosica la mente, mentre Nobokov concede una lezione di scrittura bella come la luna di una serata di piena estate.

Sì, perché sai bene che, nel contempo, uno o mille pedofili stanno godendo e mille e mille ragazzine stanno piangendo. Certo, perché questo è il primo romanzo pedofilo che leggo, senza alcun dubbio; e sentivo sbavare qualcuno, mentre correvo lungo tutta l’America insieme alla tormentata psiche di Humbert.

Già! Un continua corbellatura alla infantile impotenza di Lolita, ma anche un continuo flagellarsi per la certezza del suo ovvio tradimento.

E il pedofilo vi si riconosce, pienamente.

Corrono insieme, Humbert e lui: l’uno per le highways, l’altro per il cielo delle bramosie, le più indicibili.

Una folla di lettori osserva, indignata e inferocita: perché hai voluto raccontarci un così sporco peregrinare dalle tue incapacità di tendere le mani alle tue coetaneee alla voglia di prendere fra le braccia un esserino così minuto da scomparirvi? La tua condanna è certa! Resta solamente da decidere il fio d farti pagare.

Ma certamente tu sai che in molti, silenziosamente, ognuno all’interno del personale recesso, in tanti vorrebbero compensarti per le gioie che hai loro trasmesse.

I primi urlano, questi altri tacciono.

Non ha taciuto ,invece, una donna, alla quale ho rivolto i miei dubbi:

“ Nabokov ha fatto un regalo all’umanità: ha scritto di una verità, scomoda ma reale.”

Vladimir, dicci il vero: lo hai fatto per questo?

E a me lascia lo spazio per un bagno veloce nel lago della da te odiata psicoanalisi: perché fra mille possibili storie hai voluto scrivere giusto quella di Lolita?

Per quella risposta basta un attimo.

Intanto, con milioni di altri, continuo a dibattere sulla libertà dell’arte.

Gianfranco Cammarata