ll Gaucho insostenibile ( 2003 )

ll Gaucho insostenibile ( 2003 )
Roberto Bolano

Lo confesso: non è la letteratura che a me piace leggere. Bolano mi perdonerà. Forse potrò recuperare qualche punto di valore affermando che scrive bene, ma quello che non capisco è il perché lo scrive. E deve persino essere il suo modo preferito di farlo, se è vero che egli dà al suo editore questi cinque racconti solo due settimane prima di morire, ben conscio del suo approdo finale.
Certo, sarà l’infrarealismo terrorista, che ha deciso a priori di far saltare in aria i miei pochi neuroni, pesantemente additati di appartenere alla cultura ufficiale. Di là, invece, c’è un plotone di eroici dadaisti che si sono assegnati il premio nobel della uccisione della vecchia letteratura, ma forse in ogni rivoluzione c’è un iniziale eccesso; è persino necessario. Per questo dobbiamo ringraziare i rivoluzionari, specie coloro che aborriscono la violenza durante le loro scorribande.
Certo nel racconto del gaucho insostenibile il vecchio avvocato Pereda accoltella il letterato che perora sulla letteratura universale mentre sniffa, ma egli non sa bene il perché e non mi basta pensare che egli abbia voluto riprendere i vecchi panni dell’endogeno della pampa.
E’ vero, forse ho un problema mio: non amo molto neanche i commissari , neppure quelli che risolvono i più complessi arcani. Non scordate, però, che faccio una eccezione marcata per il Guglielmo da Baskerville di umbertiana rosea scrittura . Ma del commissario topo, seppur tenace e vincente, non riesco proprio ad affascinarmi.
Non a caso con più interesse leggo Letteratura + malattia = malattia: è il necessario rispetto per un dotto saggio sui poeti maledetti, davvero avvincenti, capaci di farti cadere in un profondo baratro e poi di darti la corda per risalire.
E alla fine quasi mi convince: io sono fra quelli che amano la letteratura che capiscono, perciò sono quasi demente. Eppure anch’io amo la dissonanza dei tempi, l’andare avanti e indietro come nel mutare della velocità della luce, farmi sbattere al margine della storia da un grande onda gravitazionale; sono anche capace di comprendere le storie di Kafka . Ma questo è autoreferenzialismo, nel migliore dei casi
Ma io non so perché dobbiamo celebrare solamente lo scrivere, quale ultimo approdo del nostro lavoro.
Tuttavia un ultimo tributo è doveroso: scrivi bene Bolano, per cui prometto di rileggerti.
Gianfranco Cammarata