Il segreto del miserabile | Recensioni

Il segreto del Miserabile

“Una lunga barba bianca colorava un viso pallido,punteggiato da diverse macchie scure sulle guance.Non era più il fusto che doveva essere stato da giovane.Ora era quasi piegato in aventi e aveva bisogno di un bastone per camminare sicuro.
Sì,certo.
Non un bastone.
Qualcosa che vi somigliava.
Fatto con le sue mani.”
Il secondo romanzo di Gianfranco Cammarata, scrittore e psicoterapeuta sancataldese,inizia così,con una descrizione che svela lampi di sincero trasporto emotivo per una delle figure più amate dalla città,Taniddu Blo, dal titolo “Il segreto del Miserabile”,edito da Zonaeditrice e che ha visto la pubblicazione nel settembre 2013.
Raccontare il romanzo “Il segreto del Miserabile” può essere operazione complessa e non priva di trabocchetti.Non è il racconto di una storia,il paradosso di un lungo piano sequenza a raccogliere mille scene,che vuole attraversare le esistenze e sfiorarle nella loro labilità,che non vuole tratteggiarne la vita con un piglio veristico (come accaduto nel primo romanzo, “Gli Altavista”).E’ un romanzo aperto,che non pretende di innalzare eroi e verità universali:ciascuno troverà un pezzetto di sè e della propria vita,in un continuo richiamo di fili intramati con cura e abilità.
A sostegno di questa impavida impalcatura,edificata sulle vertigini dei continui e imprevedibili cambi di ritmo,di località,di personaggi,c’è uno stile molto particolare:frasi spessissimo molto brevi,con tanti (punto ) a capo che non ne frammentano quasi mai la misura,sebbene sembra che all’autore non interessasse una armonia di fondo.Lasciare lo sguardo troppo vicino ai personaggi del romanzo,alle loro avventure e sventure,può indurre un leggero senso di stordimento e confusione;ma basta alzare un pò lo sguardo,allontanarsi e riordinare le fila,osservarlo come un micro-mondo per accorgersi che l’obiettivo finale di un caleidoscopio di sentimenti,colori,emozioni,è stato perfettamente raggiunto.
Diventa tutto all’improvviso coerente,quadrato.
I personaggi scorrono rapidamente,ci parlano spesso,sono alla ricerca di qualcosa,ciascuno col suo fardello di dubbi,di sofferenze,di dilemmi:si abbracciano,si agitano,ognuno dice,parla,fiata,eppure è chiaro che a tutti sfugga qualcosa di essenziale che li rende incompleti,fallaci,imperfetti.
Non così a Taniddu,ingombrante ombra di verità che appare all’inizio e alla fine del romanzo,ma domina la scena con il suo gravame di apparenti povertà e solitudine,che è invece la poesia delle anime fatte di cielo e nuvole destinate a volare e durare nel tempo-
Il lungo finale è il perfetto compendio:Lorenzo,Caterina,don Vincenzo,il Saggio parlano, mentre tutti dicono la l,oro verità,ma non sanno che ” guardano altrove”, a valori che sono caduti,a sconfitte,a virtù che non lo sono,a infiniti imbrogli:invece torna Tano con il suo carico di poesia e solitudine,lo sguardo che cerca il cielo e le nuvole,la mente e la voce con la loro litania ( ” la cucca,la taddarita,la pitarra “) e un segreto nell’anima,stretto fra le dita di una mano,in quel fazzoletto rosso che ” niente e nessuno poteva portarmelo via “.
Dalle pagine del libro di Cammarata emerge anche una piacevolezza rara.E’ chiaro, anche se non ne abbiamo notizie,che l’autore abbia una tenace passione per la poesia:non solo ne ritroviamo qualcuna tra le pagine,ma spesso è l’ingrediente principale di molti passi in prosa.
” Il segreto del Miserabile” non è una lettura facile,ma al tempo stesso sa essere leggera e fresca,piena di spunti,di interrogativi,che cerca la sua bellezza,estetica e morale,senza mai cedere alla leziosità,nella didascalia fine a se stessa.
E’ un romanzo che,pur scansando abilmente ogni pretesa didattica,sa lasciare tracce di riflessioni profonde,qualche cruccio della coscienza che ha bisogno di tempo per sedimentare e fiorire.
Un libro da leggere perchè diverso e audace,probabilmente anche da rileggere perchè innervato da tante sfumature che alla prima lettura rimangono come suggestioni da approfondire:nonostante le quasi 200 pagine,si tratta di un romanzo che scorre e si lascia portare volentieri appresso anche per letture rapide e rubate alla routine giornaliera.
Alberto Di Vita
(Il fatto nisseno)

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il segreto del miserabile
recensione su la repubblica
di domenica 25 maggio 2014
grazie, Salvatore

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La storia di un Miserabile, vittima di inaudita violenza,molto amato dalla gente.
Una figura maestosa, nella sua coerenza, poetica nella sua estrema povertà.

La figura del Miserabile si accompagna ad altre:
il Saggio, con i suoi valori di comunanza universale;
il Prete, con il suo intenso credo religioso;
Caterina e l’Amicizia;
Lorenzo e la Giustizia
e la Bellezza,la Rivoluzione, l’Amore…

Tutti accomunati dalle rovine dei valori
in cui hanno creduto,
che hanno visto sbriciolarsi.

E le storie volano da un continente all’altro, dalla Polinesia alla Bolivia, dalla Svizzera al Giappone,dall’Italia agli Stati Uniti.

E’ dissacrante discutere lo sfascio di quei valori?
No.
Ma è meglio cercarne l’essenza, l’autenticità.
Ma dove trovarla?

Nella figura del Miserabile.

Tra gli infiniti imbrogli ecco una verità.
Tutto dentro a un segreto,mantenuto sino alla fine dei giorni.
Un segreto che salva dalla disperazione,
dalla rovina delle certezze finte,
dall’imbroglio delle parole.

Ci aiuteranno una bambina ( Annalisa ), una umile oste, una bambina senza nome, la Natura.

La storia è narrata con metrica quasi musicale:
frasi brevi,
scarsi prolegomeni.
E come in un’opera musicale vengono inserite le pause e le arie.
Poesie che impongono un salto al lettore,
dalle storie vere ai sentimenti espressi,
anche da esseri inanimati.

Defunti che parlano alla voce narrante,
foglie che discutono con il loro albero,
il Mare che parla con il Cielo,
i morti che attendono i loro cari in Paradiso.

E’ un linguaggio che vuole sottolineare l’eccitazione del sentimento.

 

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